martedì 24 febbraio 2015

Chi era Giovan Luca Squarcialupo?

Così lo presenta Luigi Natoli nel suo romanzo, apparso in appendice  per la prima volta in appendice al Giornale di Sicilia il 02 febbraio 1924 e pubblicato per la prima volta in libro da I Buoni Cugini Editori di Ivo Tiberio Ginevra, 91 anni dopo:
 
" Giovan Luca Squarcialupo apparteneva a una di quelle famiglie pisane, che esercitando traffici e tenendo banchi, avevano acquistato ricchezza e nobiltà. Era giovane. Pochi anni innanzi aveva preso moglie; ma dieci mesi dopo era rimasto vedovo. Viveva quasi appartato, badando al banco, e coltivando lo spirito con la lettura. Era stato alunno di un dotto umanista, che gli aveva fatto prendere amore ai grandi scrittori latini; ed egli leggeva con preferenza Livio e Virgilio. Ma leggeva anche certe cronache manoscritte della repubblica di Pisa, e altre del regno normanno e svevo di Sicilia e del Vespro.
 
Egli è uno dei primi patrioti, uno dei primi eroi che ha a cuore le sorti della sua terra dominata dal ferro spagnolo, e fu il primo ad impugnare le armi per cacciare l'invasore, e sognò una repubblica democratica.
" Giovan Luca attendeva a preparare i modi e i mezzi per attuare quel suo vecchio disegno di riscossa per cacciare lo straniero, e istituire un governo democratico, come quello che fece la gloria di Pisa. Era l’idea accarezzata fin da quando cominciò a leggere le pagine di Livio, maturatasi col progredire negli studi umanistici, fattasi assillante in quei rivolgimenti, e allo spettacolo delle violenze e delle ladronerie del vicerè don Ugo. Che quelli non fossero tempi di repubblica, che questa repubblica vagheggiata da lui era un anacronismo, sfuggiva alla esaltazione del suo spirito, che lo illudeva di speranze e di sogni eroici".
Le sue idee sono espresse in diversi dialoghi:
Ebbene, non si può estendere a tutta la Sicilia, e fare del regno una grande Repubblica? Questo è il mio sogno; ma forse voi non ne vedete tutta la bellezza, perchè le vostre idee sono diverse dalle mie, quanto alla forma del governo.
- Noi siamo stanchi; il malgoverno è giunto al suo estremo limite, oltre il quale non vi è pazienza umana che possa sopportarlo. Tollerarlo ancora è un delitto; bisogna spezzare le catene: bisogna ricordarsi del Vespro, se non vogliamo che questa nostra terra precipiti in un abisso dal quale non potrà più rilevarsi.
- Ora al vedere come nobiltà e popolo paiono dimentichi di tutto e si lascino mettere i piedi sul collo non spero nulla; ma domani? Basterà una scintilla per riaccendere il fuoco. Se troverò una dozzina di uomini risoluti, io solleverò Palermo... Ma se ciò avverrà, arriverò fino in fondo...
La cospirazione di Giovan Luca Squarcialupo, nata da generosi sentimenti, si svolse con mezzi inadeguati e senza un fine determinato, ma con questa dello Squarcialupo comincia la serie delle sommosse, delle cospirazioni, delle rivoluzioni contro la Spagna, segno di irrequietezza per la perduta indipendenza della Sicilia.
Squarcialupo di Luigi Natoli edito I Buoni Cugini editori di Ivo Tiberio Ginevra.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

SQVARCIALVPO di Luigi Natoli: per la prima volta in libro a 91 anni dalla sua apparizione in appendice al Giornale di Sicilia.


La cospirazione di Giovan Luca Squarcialupo, nata da generosi sentimenti, si svolse con mezzi inadeguati e senza un fine determinato, ma con questa dello Squarcialupo comincia la serie delle sommosse, delle cospirazioni, delle rivoluzioni contro la Spagna, segno di irrequietezza per la perduta indipendenza della Sicilia.

Così scriveva Luigi Natoli nel suo Storia di Sicilia, di questo eroe che aveva a cuore le sorti della sua terra dominata dal ferro spagnolo.  Squarcialupo fu il primo ad impugnare le armi per cacciare l’invasore e sognò una repubblica democratica. Di lui e della sua opera, non è rimasto più nulla che lo ricordi ad eccezione di una lapide e una via nel centro storico di Palermo che porta il suo nome.

Fra storia e leggenda il grande romanziere siciliano ricostruisce la figura di Squarcialupo in una Palermo dei primi del 1500, martoriata dall’inquisizione, dal giogo dei dominatori spagnoli e lacerata dalle rivalità interne fra le baronie siciliane.

Apparso in appendice al Giornale di Sicilia a partire dal 2 febbraio 1924 è oggi per la prima volta pubblicato in libro e restituito alla collettività, ed ai lettori amanti delle opere di Luigi Natoli che hanno atteso 91 anni prima di poterlo avere nelle proprie librerie accanto agli altri capolavori immortali del grande scrittore palermitano.

L’editrice Gutemberg  che per prima pubblicò i romanzi di Luigi Natoli definiva eletta ed altamente appassionante la lettura dell’opera del grande e geniale William Galt  e concludeva con l’esortazione a diffondere questi romanzi perché vuol dire fare opera da vero siciliano, perché tutti devono conoscere la storia e devono sapere che non esistono solo uomini di mafia e di prepotenza; ma anche uomini di cuore che sanno sacrificarsi e proteggere i deboli.
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